La casa dell'eternità
"Le mappe dell'inferno sono ormai illeggibili", esordisce Piero Camporesi. "Non solo non si sa come raggiungerlo, ma non è nemmeno più chiaro dove si trovi. Né se sia ancora aperto". Tuttavia l'inferno è stato al centro del nostro immaginario e della meditazione religiosa sin oltre il Settecento."La casa dell'eternità" ci guida alla scoperta del 'paese diverso' e ne ricostrisce le mappe infuocate attraverso la trattatistica teologica e la predicazione medievale e moderna. Quello che emerge è un autentico incubo olfattivo, dominato, più che dal diavolo, dall'insopportabile presenza degli altri, in una assenza completa d'intimità. Per i ricchi, l'angoscia era quella concretissima di dover respirare per l'eternità il lezzo dei poveri, di restare schiacciati e soffocati dal peso enorme delle masse dannate.Al tema dell'inferno - ovvero della dannazione eterna - Camporesi ne intreccia un altro, ugualmente importante: quello della salvezza offerta dall'ostia, ambita al punto da diventare oggetto di furti per il suo valore terapeutico e taumaturgico, se non addirittura magico, come nel "maleficio amoroso".Tramontato l'inferno, Camporesi ripercorre con la nota maestria territori ormai perduti: racconta un capitolo fondamentale della storia dei sensi e del corpo e al contempo esplora la categoria affascinante e problematica dell'eterno.
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