Il segno di Giona
"Non ho cercato di tenere ciò che propriamente si chiama un diario spirituale", scrive Merton, "benché qua e là mi sia sforzato di scrivere, come meglio potevo, di cose spirituali. Ho cercato di comunicare qualcosa della vita spirituale di un monaco e dei suoi pensieri, non in un linguaggio speculativo, ma nei termini dell'esperienza personale. Questo è sempre un po' rischioso, è lasciare la via sicura e piana d'una terminologia ormai accettata e camminare per i sentieri della poesia e dell'intuizione." "Il segno di Giona" è il diario in cui Merton narra le vicende di cinque anni della sua vita al Getsemani. Note delicate rivelano il ritmo delle stagioni e le piccole cose di ogni giorno, e non mancano gli elementi realistici che hanno il potere di avvicinare a noi, concreta e reale, la sua persona e la vita della comunità monastica in cui vive e dove rinasce, in un nitore di luce intellettuale e spirituale che dà quasi le vertigini: perché ogni volta misuriamo quasi il miracolo dell'anima che si libra dal concreto della terra alle altezze di una celeste spiritualità. Nella sua sete di solitudine contemplante, Merton è tuttavia sempre in grado di osservare quanto gli è intorno con un distacco che ha cenni di umorismo sottile ed estremamente personale. Ma a conquistare nel "Segno di Giona" è soprattutto l'esemplare esame autocritico con cui segna e delimita la propria figura di uomo, in un percorso che ha qualcosa da dare a tutti, al credente e al meno credente, e che arricchisce il patrimonio spirituale di ognuno.