Non rimanere soli
Federico Navel è un ragazzo 'ancora allo stato brado', perso nelle distruzioni della seconda guerra mondiale, in fuga dall'Italia verso la Svizzera. Il suo è un viaggio alla scoperta dell'amicizia, dell'innamoramento e dell'amore. In quei tempi difficili, tanto Federico quanto l'amico Giovanni, quanto le due donne che incontra, Milla e Mutti, hanno inizialmente per compagna solo la loro solitudine. Mentre intorno a loro aleggia la cupa violenza della morte, si incontreranno in un percorso che condurrà il giovane protagonista a una nuova e più matura consapevolezza: "Aiutate a riunirsi coloro che sono separati, perché solo così li salverete dalle bombe e dalla fame, dalla malattia e dalla miseria, dai pidocchi e dal terrore, da ogni cosa. Non ostacolate coloro che possono unirsi, perché la vostra colpa non avrebbe perdono, perché nessuna bontà divina potrebbe rimettervi da questa infamia". Concepito nel campo di concentramento di Busserach, in Svizzera, dove lo scrittore si era rifugiato nel 1943, "Non rimanere soli" è un romanzo unico nella ricchissima produzione di quella "sorprendente macchina per fare storie" (Oreste Del Buono) che fu Scerbanenco. Ricco di spunti autobiografici, dietro una vicenda di forti sentimenti prefigura temi e personaggi dei capolavori della maturità, i suoi romanzi neri. Alcuni tratti del protagonista anticipano addirittura Duca Lamberti. Corredano il romanzo la prefazione di Ermanno Paccagnini, che inserisce l'opera all'interno del percorso umano e artistico di Scerbanenco, e l'appendice curata da Nunzia Monanni, dove la cronologia dello scrittore si rispecchia nei suoi rari brani autobiografici. Emerge così uno Scerbanenco inedito, che rivela insospettati legami tra la vita e l'opera e si impone con la forza del grande scrittore.