Alla mercé di una brutale corrente. 4.Requiem per Harlem
In "Requiem per Harlem" (quarto e conclusivo capitolo del monumentale ciclo autobiografico "Alla mercé di una brutale corrente"), Henry Roth racconta come il proprio alter ego Ira Stigman abbandoni la famiglia e l'ambiente ebraico in cui è cresciuto. Al termine di un drammatico crescendo di eventi, trova rifugio nel fascino e nella femminilità della più matura e colta Edith. Ma per Ira non è stato facile diventare uomo nella New York degli anni Venti. L'umile ambiente ebraico d'origine, i grovigli familiari (il violento padre Chaim, la soffocante madre Leah e la tentazione sessuale per la sorella Minnie e la cugina Stella), il confronto con le altre minoranze (italiani, portoricani, neri), la passione per la letteratura e la difficoltà dello studio, le scintille della politica e l'ambizione artistica sottopongono il ventenne Ira a tensioni laceranti. Henry Roth, ritornato alla scrittura romanzesca e agli eventi della sua giovinezza a sessant'anni di distanza, con il computer Ecclesias come unico interlocutore, ha rivissuto per l'ultima volta il senso di quelle emozioni, di quei turbamenti, di quella lotta. Nella sua parabola umana e artistica, Roth aveva sempre saputo contraddire tutte le sue precedenti posizioni e convinzioni, riflettendo al tempo stesso le trasformazioni della vita intellettuale e sociale del nostro secolo. "Requiem per Harlem" è lo schietto e tormentato confronto con questo schema di fratture e discontinuità , il romanzo estremo e inquietante di un "ricercatore di verità " che - nelle parole del suo esecutore testamentario Larry Fox - "solo quando riusciva a vedere la verità su se stesso poteva sentirsi libero".
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