Le cause innocenti
«È venuto il momento di ridare tutto indietro. Di regolare il conto con la Storia, finché sono vivo. Prima che i miei errori ricadano sulla mia stirpe. E una generazione sbagliata dilaghi in dinastia.» Antonio Capace appartiene alla razza di quelli a cui tutto sembra dovuto: è giovane, benestante, vive nel centro di Roma grazie alla rendita del padre scrittore, si atteggia a intellettuale e non ha mai pubblicato un libro. Eppure un giorno decide di scrivere una dettagliata lettera al suo consulente finanziario per disfarsi dei suoi beni: conti in banca, buoni del tesoro, azioni. Liquida ogni proprietà e svuota il posacenere. Sono le ultime volontà di un suicida? Le parole di un fuggitivo? O è semplicemente un grande inganno? In un racconto sempre in bilico tra confessione e requisitoria, tra resa e atto d'accusa, la tragedia di Antonio Capace dà voce alla solitudine di una generazione senz'altro orizzonte se non il presente, ferita dall'impossibilità di trovare un ruolo in un mondo pieno di contraddizioni in cui tutto è relativo e niente può entusiasmare, in cui nulla è vero, autentico, umano se non, paradossalmente, un attentato terroristico. Attraverso le storie famigliari di genitori colpevolmente perfetti e i ricordi di amori traditi e di amicizie perdute, "Le cause innocenti" incarna una pastorale italiana e piccoloborghese in grado di scavare tra le macerie di un'epoca sbagliata, la più inutile della nostra storia, e ci costringe a fare i conti con noi stessi e con quel senso di inadeguatezza che, come un'ulcera, sembra non lasciare via di scampo all'esistenza.