Il futuro della religione. Solidarietà, ironia, carità
Gianni Vattimo e Richard Rorty si sono formati in ambienti assai lontani e hanno seguito percorsi diversi. II primo, partito dalla riflessione su Nietzsche e Heidegger, rappresenta l'indirizzo postmoderno dell'Europa latina. Il secondo è invece esponente di un post-empirismo di stampo pragmatico statunitense. Eppure entrambi, pur provenendo da prospettive in apparenza divergenti, sono approdati ad alcune posizioni comuni, tanto da avvertire la necessità di un confronto diretto su uno dei temi centrali della loro attuale riflessione: il ruolo e il significato della religione. Un primo punto che avvicina i due pensatori è la constatazione che, dopo il decostruzionismo e l'ermeneutica - per dirla con Vattimo - "la religione non è morta, Dio è ancora in circolazione". Dopo I'"età della Fede" e I'"età della Ragione", l'umanità è infatti entrata in una fase in cui il pensiero è dominato da preoccupazioni che non sono di pertinenza né solo della scienza, né solo della filosofia, né solo della religione. In questa "età dell'interpretazione" la riflessione sui problemi religiosi ritrova dunque un ruolo centrale. Nel Futuro della religione, sollecitati da Santiago Zabala, Rorty e Vattimo espongono le loro posizioni, in una conversazione che si muove tra la riflessione filosofica e l'esperienza personale, tra la tradizione ermeneutica e l'attualità politica. È un dialogo aperto e appassionante, che ci porta nel vivo della pratica filosofica, su alcuni nodi chiave dell'esperienza e del pensiero contemporanei.