La poesia che si fa. Critica e storia del Novecento poetico italiano 1959-2004
Giovanni Raboni non è stato solo un grande poeta, ma anche uno straordinario lettore e critico di poesia. Sapeva cogliere immediatamente la tonalità e il valore di uno scrittore, con quello che è stato paragonato all'"orecchio assoluto" dei musicisti; al tempo stesso aveva piena consapevolezza della situazione complessiva della poesia italiana. "La poesia che si fa" raccoglie un'ampia selezione dei testi che nell'arco di quarant'anni Giovanni Raboni ha dedicato alla lirica italiana contemporanea: non è solo un diario di lavoro e una riflessione sulla poesia, ma una vera e propria storia del Novecento poetico italiano condotta con un acuminato sguardo critico. Sfilano in queste pagine, tra gli altri, Tessa, Rèbora, Ungaretti, Montale, Bertolucci, Luzi, Caproni, Penna, Sereni, Pasolini, Fortini, Risi, Cattafi, Zanzotto, Giudici, Ripellino, Porta, Scialoja, Magrelli, Valduga... Se Raboni è in grado di rifiutare periodizzazioni predigerite e ridimensionare certi 'mostri sacri', una attenzione capillare lo porta a leggere e rileggere autori isolati ed eccentrici. Il suo è un Novecento infinitamente più ricco e vario di quanto non dicano manuali e antologie, e approda a un canone sfrangiato e sorprendente, aperto e plurale. "La poesia che si fa" rimpiazza dunque "il fantasma della poesia con la poesia in carne e ossa": privilegia 'le poesie', ovvero le parole dei poeti, rispetto alla Poesia, "ineffabile e del tutto inservibile astrazione". Indica così un metodo che permette di stabilire valori e gerarchie, e al tempo stesso lascia tutto lo spazio necessario al piacere della scoperta.
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