La polvere di Allah
Adamo, il padre di tutti noi, è stato creato dalla polvere, si legge nel Corano. Dunque sono polvere anche Naghib, Mamed e Omar, così come Luca, il narratore e testimone delle loro vicende, che ha conosciuto Naghib a Milano, nella redazione di un settimanale. Si sono incontrati o soltanto sfiorati da giovani, quando ancora tutto era possibile, tra Milano, Londra e Parigi da un lato del Mediterraneo; e Riyadh, Il Cairo e Beirut dall'altro... In quegli anni si sono trovati a scegliere. Tra Oriente e Occidente. Tra il rock e il muezzin, tra le società finanziarie della City londinese e il nuovo giornalismo televisivo. C'è chi in nome della fede ritrovata ha abbracciato la lotta armata (per alcuni il "terrorismo"), fino a morire in Afghanistan con un mitra in mano. E chi invece, in nome della stessa fede, è diventato un pacifico uomo di studio. Che cosa li ha fatti decidere, il caso o il destino? La mano di Allah o una libera scelta personale? E certo hanno avuto un ruolo la tradizione e la cultura in cui sono cresciuti. Non è facile capire vicende umane insieme così simili e così diverse dalle nostre. La stessa amicizia tra Naghib e il narratore soffre le ingiurie della storia e della cronaca.Molto più delle analisi e delle filosofie, possono servire gli incontri. E può servire anche una storia come questa, dove due uomini non rinunciano a incontrarsi. Senza dimenticare che, come annota lo stesso Luca Doninelli in appendice a questo romanzo di fulminante intensità: "Non è vero che per superare le barriere culturali sia necessario rinunciare a una parte di sé. Bisogna, piuttosto, cominciare a fare la fatica di conoscere davvero sé stessi".
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