Soliloqui
Composti nel 387, i "Soliloqui" attuano, come già "A se stesso" di Marco Aurelio, uno sdoppiamento dell'io e si configurano come dialoghi tra Agostino e la Ragione, ponendo il primo in umile ascolto della seconda. Dalle "discussioni" sulla possibilità di conoscere Dio e l'anima, il vero e il falso, Agostino giunge a provare l'immortalità dell'anima attraverso l'immortalità della verità.
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