La figlia di Iorio

La figlia di Iorio

Scritta nel 1903, rappresentata e ristampata innumerevoli volte, "La figlia di Iorio" è il capolavoro teatrale di Gabriele D'Annunzio, l'opera drammatica che più si avvicina, per toni e motivi, alla poesia delle laudi. La vicenda appassionata e tragica di Aligi, che ha "dormito settecent'anni", e di Mila Codro, peccatrice nel senso più arcaico e favoloso del termine, non ha infatti di reale che alcuni movimenti indispensabili: il resto, il valore definitivo, bisogna ricercarlo nel modo con cui la realtà, per pura forza di poesia, riesce a trasformare il mito. La chiave di lettura di questa tragedia delle "nostalgie abruzzesi" è dunque nel senso totale della rappresentazione, nei sentimenti corali e religiosi che animano questi personaggi che, perduti i loro contorni concreti, si dissolvono in figure di sogno, in una dimensione lirica e "senza tempo".
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