I quaderni di Malte Laurids Brigge

I quaderni di Malte Laurids Brigge

"I quaderni di Malte Laurids Brigge", pubblicati nel 1910, da un punto di vista puramente formale scardinano i canoni di narrazione lineare o corale del romanzo ottocentesco: con il loro valore autobiografico di confessione - il nome stesso del protagonista, col suo ritmo tripartito, riprende quello di Rainer Maria Rilke, rivelando a qual punto la figura dell'io narrante si confonda con quella dell'autore - sono tra le opere in prosa più significative dello scrittore. Attraverso il racconto non di rado allucinato delle sue esperienze parigine, Brigge/Rilke si interroga sul significato della vita e, più ancora, della morte, vista come frutto della vita, avviandosi lungo un angoscioso itinerario di ricerca del proprio volto (spesso nascosto da una maschera imposta o deliberatamente indossata), culminante nell'allegoria del Figliuol prodigo, colui che rinuncia all'affetto perché questo frenerebbe in lui il cammino della conoscenza e della consapevolezza.
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