La nuova Justine ovvero le disavventure della virtù
Nella "Nuova Justine" la normalità del Male diventa lo scenario filosofico coerente e continuo di una rappresentazione che non insiste più - come accadeva nella "Filosofia nel boudoir" - sulla rottura trasgressiva, sullo stupore dell'eccesso, sulla gioia fredda della crudeltà, sul rovesciamento didattico di ruoli e imposture sociali, quanto piuttosto sulla durata di una narrazione convinta delle sue ragioni e sempre più convincente per chi la legge. Con lucidissimo furore mentale, Sade compone i suoi scenari di personaggi-idee-parole, mette in scena il "discorso", infrange le mediazioni sociali e culturali tra esistente e potenziale. La posta in gioco è la vita 'vera' che non c'è.
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