Lo cunto de li cunti. Testo napoletano a fronte
Il racconto dei racconti ("Lo cunto de li cunti") è stato scritto tra il terzo e il quarto decennio del Seicento e, come altre opere dello stesso autore, era destinato alla conversazione nelle piccole corti napoletane, spesso nel momento rituale del dopopranzo quando le tavole venivano sparecchiate e avevano inizio per i commensali altri divertimenti. La conversazione prevedeva vari tipi di spettacoli minimi, come la lettura di testi narrativi, la recitazione di microazioni teatrali, facezie, musiche, balli, giochi, canzoni e vari tipi di racconti. II "Conto", come altri testi destinati a questo tipo di circostanze, era innanzitutto un testo piacevole, ricco di materia comica e aperto ai commenti, le integrazioni, i motti di spirito dei suoi ascoltatori. Il suo autore, Giambattista Basile, lavorava abitualmente proprio per questo tipo di pubblico scrivendo - come era consueto per un uomo di lettere in quei decenni - madrigali, canzoni celebrative, commedie e altri testi per balli, mascherate, feste chiuse di corte o feste aperte a comunità anche molto composite e numerose. Per questi testi utilizzava la lingua letteraria alla moda e tutti i modelli della letteratura più corrente nelle riunioni (accademie) più o meno regolari e formalizzate, organizzate presso le corti, le famiglie nobili, le curie. A differenza di questi altri testi il "Conto" era scritto in 'lingua napoletana', dopo un evidentemente protratto lavoro di raccolta dei modi di dire dell'area campana, una assidua frequentazione dei generi del teatro popolare da strada e da piazza, un ascolto ricettivo dei modelli, assai vari, delle tradizioni del racconto popolare e, in parallelo, con una montante tradizione letteraria nella lingua locale. (Michele Rak). Testo restaurato della prima edizione napoletana del 1634-36. Note di Michele Rak.