I demoni della notte e altri racconti
Nodier si è occupato di vampirismo e di satanismo, alimentando così un'ispirazione surrealistica e onirica che, dopo il romanzo d'avventure "Jean Sbogar", 1818, esplose in "Le Vampire", 1820 - "Il vampiro", in "Smarra ou les Démons de la nuit", 1821 - "Smarra ovvero i Demoni della notte" e in "Tribly ou Le Lutin d'Argail", 1822 - "Tribly ovvero Il folletto d'Argail". Nel 1823 fondò il primo cenacolo romantico, che fu frequentato da V. Hugo, A. de Vigny e A. de Musset. Ma, quando si affermò intorno a Hugo, negli anni Trenta, il nuovo salotto romantico, Nodier sprofondò in una solitudine popolata di fantasmi e scrisse i suoi racconti più celebri: "La fée aux miettes", 1832 - "La fata delle briciole"; "Trésor de fèves et Fleur de pois", 1837 - "Tesoro di fave e fior di pisello"; "Les quatres talismans", 1838 - "I quattro talismani"; "La neuvaine de la Chandeleur", 1839 - "La novena della Candelora"; "Histoire du chien de Brisquet", 1844 - "Storia del cane di Brisquet". Influssi del racconto moralistico del Settecento si mescolano, nella narrativa di Nodier, con le suggestioni del folclore e con quelle, più remote, della favolistica orientale: gli esiti altissimi sono costituiti sia dal rinnovamento della letteratura fiabesca, che riprende felicemente il gusto del minuscolo di C. Perrault, sia, soprattutto, da un'inclinazione, di una sconcertante modernità , verso la fantasticheria e il sogno, che anticipa la poetica di G. de Nerval e dei surrealisti, offrendosi intatta, per il suo intreccio di onirismo e di angoscia, allo scandaglio dell'odierna critica psicoanalitica. La fluidità dello stile e l'armonia della lingua hanno inoltre fruttato a Nodier la definizione di 'Ariosto della prosa'.
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