Amori. Testo latino a fronte
La raccolta di elegie che va sotto il titolo di Amores, pubblicata in cinque libri intorno al 20 a.C. e poi rimaneggiata nei tre libri giunti fino a noi, segna l'esordio letterario di Ovidio e l'inizio di un ciclo che comprende anche leEroidi, l'Ars amatoria e i Remedia amoris. Insieme al mito, l'eros è la grande fonte di ispirazione del poeta di Sulmona, che nel suo epitaffio volle definirsi «scherzoso cantore di teneri amori». Fingendo di narrare gli episodi di un privatissimo romanzo sentimentale, Ovidio traveste da racconto autobiografico le storie cantate da Catullo, Tibullo, Properzio. A conferire unità al canzoniere è proprio la voce del poeta-innamorato che dà espressione ai tormenti di ogni amante, mentre la figura di Corinna, pur descritta in tutta la sua sfolgorante bellezza, appare solo una pallida idealizzazione delle tante fanciulle corteggiate. Nell'ultimo elegiaco della latinità l'amore non è più passione ardente ed esclusiva, dedizione totale all'unica donna amata, bensì capriccio e avventura galante dove il pathos e il dramma si stemperano nell'ironia, nel gioco intellettuale, nel gusto del paradosso. Introduzione, traduzione, commento e note di Ferruccio Bertini.
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