Una Chiesa di tutti. Sinodalità, partecipazione e corresponsabilità
Perché il popolo cristiano non è stato strenuo assertore e difensore della libertà e ha lasciato che essa migrasse al di fuori delle sue mura? Eppure, per ben due volte Giovanni Paolo II aveva affermato, proprio in terra di Francia, che il trinomio della rivoluzione illuministica rifletteva un'innegabile derivazione cristiana. Sul tema della libertà la Chiesa si gioca oggi il proprio avvenire. Per comprenderlo basta cogliere richieste sempre più insistenti e anche osservare che l'incredulità del nostro tempo, vista in profondità, non di rado ha in questa carenza una delle sue cause più comuni. Anche se il termine "sinodalità" non compare nelle pagine dei sedici documenti conciliari, il Vaticano II aveva avvertito il pericolo e lanciato l'allarme: l'aggiornamento della vita della Chiesa non può ignorare questo problema cruciale, una necessità che la teologia più attenta ha da tempo preso in seria considerazione. La richiesta di libertà, di uguaglianza sostanziale, di partecipazione e di corresponsabilità si scrivono a chiare lettere nel cuore dell'ecclesiologia conciliare e nessuno ormai potrà cancellare queste parole dal ruolino di marcia della comunità cristiana. La teologia del popolo di Dio, un popolo tutto intero sacerdotale, profetico e regale, porta alle stesse conclusioni, ormai non più dilazionabili nel tempo.