Il paradosso della risurrezione. Alle origini della fede cristiana
Le donne che, all'alba del primo giorno dopo il sabato, si recano al sepolcro sono testimoni di un fatto straordinario: la tomba è vuota. Tuttavia, l'assenza del corpo di Gesù non basta a rivelare la sua risurrezione. Il sepolcro vuoto è solo il primo indizio; difficilmente i discepoli avrebbero potuto credere nella risurrezione del Cristo se egli non si fosse manifestato in loro presenza. È la sua carne, che reca ancora impressi i segni dei chiodi e della lancia, a palesare la dimensione corporea della sua risurrezione: egli non si è «reincarnato» in un corpo glorioso, ma è apparso ai suoi nella sua vera carne. Assumendo cibo in loro presenza, egli fuga ogni dubbio sulla sua corporeità. Le Scritture sono invocate dal Risorto a garanzia di ciò che è accaduto: l'evento della sua passione, morte e risurrezione porta a compimento le promesse pattuite da Dio con gli antichi padri d'Israele. I contributi raccolti in questo volume, frutto di un ciclo di conferenze organizzate dall'Arcidiocesi di Amalfi-Cava de' Tirreni, rammentano il senso paradossale della risurrezione di Cristo riproponendolo, attraverso la testimonianza delle Scritture, all'attenzione dei credenti dei giorni nostri, per i quali la croce, come simbolo della passione, sembra essere più eloquente della risurrezione.
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