«Maledetto l'uomo» (Ger 20,15). L'imprecazione nel ministero profetico di Geremia

«Maledetto l'uomo» (Ger 20,15). L'imprecazione nel ministero profetico di Geremia

Tra gli aspetti più misteriosi e meno dibattuti dell'esperienza di fede, la maledizione ricopre certamente un ruolo singolare, soprattutto per il suo richiamo alla magia, all'occulto e, come esperienza limite, alla morte. Lo studio si addentra in questa particolare dimensione offrendone una lettura attraverso lo sguardo e l'esperienza ministeriale di Geremia. Stretto tra la fedeltà al Signore e la missione verso Israele, il profeta di Anatot rivela le singolari scelte salvifiche di Dio che, seppur caratterizzate da segni di violenza e di morte, sono mosse da una intensa passione verso il popolo. Geremia stesso non potrà esimersi dallo sperimentare quanto egli annuncia, a tal punto che, nel momento più drammatico del suo ministero, giungerà ad invocare la maledizione come unico e ultimo rifugio per la sua vita. Infatti, nelle parole del profeta il Signore sembra apparire incomprensibile, oscuro, violento, eppure la maledizione da lui emanata si rivela l'unico strumento possibile per donare nuovamente la vita a Israele: un percorso doloroso ma efficace, attraverso cui il popolo potrà continuare a vivere, e a vivere con il suo Signore. Paradossalmente, il linguaggio divino apparentemente forte e distruttivo rivela il messaggio appassionato e tenace di colui che, per fedeltà alla sua scelta verso l'uomo, non vuole abbandonarlo.
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