Dove nasce l'arcobaleno
Doveva essere soltanto un viaggio. Ha acceso il sorriso di ottomila bambini. «E poi i piedi, il senso del viaggio. I piedi sono mistici, ricordano i pellegrini che attraversavano i continenti per trovare il loro Dio. Io adopero i piedi per raggiungere i bambini, ed è nei loro occhi che lo vedo, il mio Dio. L'ho cercato a lungo e finalmente l'ho trovato. I piedi sono il viaggiare lento che lega i rapporti e fa miracoli. I miei piedi sono resistenti come me, non conoscono la fatica, mi assomigliano, sono curiosi. Siamo complici, io e i miei piedi: se non mi assecondassero, il viaggio non esisterebbe. I miei piedi vedono e ascoltano. E mi aiutano a dare voce a chi non ce l'ha.» Nel febbraio del 2015 Andrea Caschetto parte per un lungo viaggio. Non ha bussole con sé, segue l'arcobaleno. Il bagaglio è leggero:nello zaino, con gli indumenti necessari per il caldo e il freddo, ci sono una strana macchina per fare le bolle di sapone più grandi del mondo, qualche giocattolo semplice, musica, matite colorate e, soprattutto, un naso rosso da clown. Serve per far sorridere i bambini che non sanno più come si fa. Sono i bambini randagi, che vivono nelle strade e negli orfanotrofi, e senza padre né madre fanno famiglia a sé. Andrea ha avuto un tumore alla testa a quindici anni. Dopo l'intervento la sua memoria è diventata fragile, a sprazzi, come lo schermo di un vecchio televisore in bianco e nero che dopo un po' perde il segnale. I ricordi svaniscono subito, restano invece i sorrisi. Quelli dei bambini e quelli della mamma, una donna fantastica. Non del padre, che ha rinunciato a crescerlo. Succede, e in questi casi cresce il bisogno di amore. Darlo e riceverlo diventa necessario. Attraversando l'Asia, il Sudamerica, l'Africa, Andrea ha giocato con i bambini, ha raccolto storie terribili e tristi, ma anche dolcissime e ricche di speranza. Ha conosciuto brava gente e orchi senza cuore, sognatori e viandanti, preti buoni e preti ingordi, e quello che doveva essere un viaggio è diventato il viaggio al centro di sé, un tuffo nel mare dei sorrisi che rimarrà per sempre nella nuova memoria da riempire. Insieme alla consapevolezza che i bambini sotto questo cielo sono tutti uguali e i colori, seppure diversi, si sposano bene. Basta guardare l'arcobaleno.
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