Glauco e Lenina
L'amicizia tra due spiriti liberi può spezzare qualsiasi catena. «La gonna le svolazza sulle gambe. Ha sempre la borsa in mano. Corre veloce. Non quanto me. «Dammi la mano.» Mi guarda. Ha degli occhi bellissimi. Spaventati. I passi dei nostri inseguitori si stavano avvicinando. Sento le loro urla. «Fermala, camerata!» Ripeto. «Dammi la mano se vuoi che ti aiuti a scappare.» Faccio una pausa per riprendere fiato. «E non lasciare la borsa.» Si chiama "lesione totale del tendine distale del bicipite", ma la sintesi è storpio. Glauco, 14 anni, non è che questo. Per i compagni, per i professori, ma soprattutto per suo padre, gerarca fascista della prima ora, che disprezza lui e la sua insana e poco virile passione per le stelle, e sua madre, che gli assomiglia così tanto. La vita non è che paura e fuga per lui, finché non incontra Lina, capelli neri stretti in una coda spettinata, imprevedibile, bellissima. E figlia di socialisti. Grazie a lei, che si fa chiamare Lina ma il cui vero nome è Lenina, in omaggio al leader bolscevico, comincerà a capire che la sua infelicità privata non è che lo specchio di una repressione sociale che impone regole assurde e violente. Insieme si troveranno a vivere un'avventura ingenua e pericolosissima che darà loro la consapevolezza di ciò che vogliono diventare. E un amore tenero, profondo e pieno di speranza.
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