Il nodo e la forbice
Fra i nodi che non sanno districarsi e le forbici che sanno solo tagliare, sembra difficile salvare il filo dei rapporti. Romana e Marcello Rinaldi nascono gemelli in una famiglia di proprietari terrieri negli anni Cinquanta: il padre, fascista nostalgico, si è isolato in una rigida infelicità aggravata dall'assenza della giovane moglie, morta di parto. Allevati da due zie zitelle in una vecchia dimora dall'aria stantia, i due gemelli si legano in una simbiosi di straodinaria intensità, in cui ogni gesto, ogni oggetto e parola acquistano senso nel codice affettivo, linguistico e fantastico che li protegge dalla solitudine.La complicità assoluta dell'infanzia s'incrina nell'adolescenza, per farsi contrasto nell'età adulta, quando Marcello si dedica alle terre di famiglia e boghesemente si accasa, mentre Romana si esilia in Africa dove fotografa, scrive e vive intensamente un mondo che è agli antipodi dell'Italia ricca e spietata degli anni Ottanta. Un filo di parole scritte, sempre più incerto e sforzato, si tende fra i due gemelli, sull'abisso di nostalgie inconfessate, di delusioni e di scontri ideologici che si viene scavando fra loro; scetticismo, rabbia, paura, caparbietà si mescolano ad antiche tenerezze e intense incancellabili.Il contrasto prenderà le vie rigide e penose della Legge, in una contesa sull'eredità di famiglia che mescola il piano materiale e quello simbolico, portando infine entrambi alla consapevolezza della comune sconfitta. Sconfitta o forse liberazione: scioglimento di nodi, abbandono di inutili forbici.
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