Senza rivoluzione

Senza rivoluzione

"A trent'anni si sta bene per forza, altrimenti è solo colpa nostra": così la pensa Pigi, quando dall'Albania scrive all'amico Mario. Vorrebbe convincerlo che "sognare un mondo migliore è un'idea fuoriluogo": ma fuoriluogo si trova proprio lui, Pigi, esistente fra svagata osservazione del mondo e partecipazione a qualche collettiva 'rivoluzione'. L'Italia sembra aver preso una piega troppo sgradevole, e quando gli si offre l'incarico di biologo marino in un allevamento di gamberi in Albania, parte senza indugi. Nel romanzo breve e nei tre racconti che completano "Senza rivoluzione", vengono presentate le esitazioni di una generazione che si affaccia alla maturità. L'acqua è elemento di riflessione e occultamento, ma anche correlativo a uno stile duttile e limpido, segnale della ripresa di una tradizione di scrittori 'marinari' che possiedono l'esatto realismo e la visionarietà introspettiva dell'andar per mare, di chi nella metropoli cerca uno specchio d'acqua dove far navigare la propria inquietudine. Il mare è una piscina di Parigi, la Senna in piena evoca un oceano dove sparire, una vecchia nave da guerra sul Tamigi apre ferite interiori. Nei rituali marinari risalta l'idea di una sfida, di scelte e decisioni che offrano l'illusione di un destino condiviso oltre la giovinezza. E un battesimo imprevisto si trasforma in una surreale 'navigazione' familiare, venata di malinconia e di delicatissima crudeltà. Un esordiente che piacerebbe a Calvino e a Kundera per la leggerezza con cui racconta il peso del vivere, e a Polanski per la nitida, cinematografica mobilità con cui si mescola fantasia e realtà, smarrimento e ricerca interiore.
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