Il mondo è una prigione
La solitudine sotto la scorza amara dell'esistenza: è questo il tema de "Il mondo è una prigione" di Petroni, uno dei libri "più genuini sulla Resistenza", come scrisse all'epoca un critico molto acuto, Niccolò Gallo. Questa "genuinità" fu imputata dapprincipio al libro di Petroni come un limite degli ortodossi di sinistra: si parlò di intimismo compiaciuto e di disfattismo. Erano parole al vento. E', invece, la disperata forza dell'uomo, vivo sulla contrarietà degli eventi, a fare di questo libro una pagina di altissimo valore nella nostra letteratura. Più che memoria della prigione fascista di Via Tasso e delle sue torture, il racconto di Petroni testimonia il desiderio di resistere ad ogni costo, non solo alla fame, ma alle infamie di una lotta inumana e spietata. Il protagonista del libro chiede a se stesso di restare solo: questa solitudine morale, abbracciata in profonda consapevolezza, diventa un'arma incandescente sulle condanne a morte, sulle macerie della guerra, sulla ferocia dei sopravvissuti. Dettato in uno stile sommesso ma lavoratissimo, "Il mondo è una prigione" è indirizzato alla futura memoria di chi cerca nella poesia la traccia della Storia.
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