Le frontiere della bioetica
È lecito in campo scientifico fare tutto ciò che siamo in grado di fare? Si può clonare l'uomo? Quando comincia e finisce la vita? La morte cerebrale può essere un criterio universale che autorizza a 'staccare la spina' e procedere a un trapianto? Quali saranno le conseguenze, per le future generazioni, delle biotecnologie? Quali criteri morali adottare rispetto a esigenze cruciali della vita delle persone come il curarsi e il morire? II nostro corpo può essere, come nel caso della maternità surrogata, oggetto di commercio? Quali saranno le conseguenze della clonazione riproduttiva, cioè la replica di persone dotate in teoria di un genoma uguale? Queste domande sono quesiti di bioetica. Quest'ultima intesa come lo sforzo per chiarire concetti che sono a fondamento di un giudizio morale, per esplicitare le conseguenze pratiche che comporta agire in base a una convinzione etica e tanto altro. E la bioetica, come scrivono le autrici, "vigila con affetto sulla scienza". La riflessione bioetica non è un'attività astratta del pensiero riservato ai pochi che amano discettare di filosofia. Non solo perché l'impatto che la medicina ha sulla nostra vita è enorme. E perché oggi assistiamo a un'invasione della tecnologia medica in molti aspetti tradizionalmente limitati alla sfera privata di ciascuno di noi. Ma anche perché questa disciplina può diventare uno strumento imprescindibile per affrontare problemi e dilemmi che hanno a che fare con l'etica individuale, per agire in modo consapevole, per fare propri valori che ci aiutino nel nostro rapporto con gli altri e ci rendano consapevoli delle nostre scelte morali.