Libro quarto: obbligazioni Artt. 1992-2027. Titoli di credito
I titoli di credito sono materia di alta precisione concettuale; sollecitano l'impiego di una tecnica giuridica quanto mai affinata; evocano, se ci si vuole avvalere di una metafora, l'immagine della meccanica di precisione. Vi si sono cimentati grandi maestri del passato: da Cesare Vivante a Francesco Carnelutti; da Tullio Ascarelli a Walter Bigiavi; e sono tuttora illuminanti le lezioni consegnate alle stampe da Alberto Asquini. E facile comprendere come una così ardua materia - «enigmistica del diritto» l'aveva definita Carnelutti - possa aver dato luogo a forti divergenze di opinioni e come la teoria del titolo di credito abbia potuto raggiungere un grado di complessità che non ha pari in altri settori della letteratura giuridica. Neppure si stenta a rendersi conto che, in una materia siffatta, abbiano potuto trovare alimento dispute del tutto accademiche e bizantinismi di ogni sorta, che hanno finito con il distogliere l'attenzione dalla sostanza dei problemi. Ai titoli di credito l'autore si è a sua volta accostato con intenti, soprattutto, di semplificazione della materia, di riduzione della sua complessità, di rimozione dei sofferti quanto inutili problematicismi. Troppo spesso la teoria del titolo di credito è stata concepita come hortus conclusus, come mondo del diritto a sé stante, retto da regole sue proprie. Molti suoi nodi, all'opposto, si sciolgono se la si colloca nel contesto del diritto civile, in rapporto di continuità, piuttosto che di rottura, con un tale contesto.
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