Volevo essere un supereroe
«Sono cose che succedono in questa specie di limbo in cui vivo. Non sto né qui né lì. Per la legge sono un abitante di una terra di mezzo, non del tutto egiziano, ma nemmeno del tutto italiano. Una specie di creatura mitologica.»«Mamma, aiuto! Ci stanno portando via sul pullman. L'autista ci minaccia con un coltello.» La madre di Samir pensa si tratti di uno scherzo, ma non lo è. L'uomo che stava accompagnando la classe ha sequestrato i ragazzi e ha intenzione di dare fuoco all'autobus in segno di protesta contro le morti dei migranti nel Mediterraneo. Ha già versato la benzina ovunque e sequestrato i telefoni di tutti. Solo Samir e Benjamin trovano un modo per non consegnarli, così riescono a chiamare i soccorsi, e i carabinieri possono intervenire in tempo. Mentre assistiamo all'atto eroico di questi ragazzi facciamo un salto indietro per scoprire chi è davvero Samir, il protagonista di questa storia. Che vita fa, insieme al suo amico Benjamin? Come vivono le loro famiglie nordafricane d'Italia? I loro coetanei li considerano italiani o stranieri? Li vediamo a scuola, li accompagniamo agli allenamenti di calcio e partecipiamo al loro sogno di giocare la finale del campionato regionale. A Samir, promettente centravanti di tredici anni, questa possibilità rischia di essere preclusa perché, anche se è nato in Italia, otterrà la cittadinanza solo grazie al coraggio dimostrato durante il sequestro. Questa storia è dedicata al milione di ragazze e ragazzi immigrati di seconda generazione, nati e cresciuti in questo paese, che aspettano di diventare cittadini italiani.