Silenzio al risveglio
Diciotto racconti, gli ultimi che Fitzgerald pubblicò in vita, forse la più interessante delle quattro raccolte di narrativa breve dell'autore.«Ho saputo che hai avuto grosse perdite con il crollo della Borsa.»«Sì,» rispose, «ma tutto ciò che desideravo l'ho perso on il boom.»Scritte a partire da novelle che in molti casi erano state censurate dal «Saturday Evening Post» e da altre riviste, in un momento in cui debiti e difficoltà personali assediavano l'autore, queste storie offrono alcuni tra gli esempi più intensi della scrittura di Fitzgerald: come in Babilonia rivisitata e Pazza domenica, considerati tra i capolavori della sua produzione. In un volume che, fin dal suo titolo – il "silenzio" è, in gergo militare, lo squillo di tromba suonato al crepuscolo, durante l'ammainabandiera, mentre il "risveglio" è, all'opposto, il richiamo utilizzato per svegliare le truppe all'alba – segna il tono di una nuova era che si apre in chiave minore, Fitzgerald riesce a catturare e rendere vivida sulla pagina la fine dell'età del jazz. Terminata la festa sfrenata e fiduciosa degli anni venti, le luci si spengono per lasciare spazio a un'alba livida: scemata l'euforia dell'alcol, rimangono i postumi della sbornia, dolorosi e ingombranti. Ecco quindi che i personaggi di Silenzio al risveglio sono, proprio come il loro autore, uomini e donne pericolosamente in bilico in un mondo sconvolto dalla crisi economica e dalla Grande Depressione. Eventi che, dopo il 1929, travolsero non solo i mercati ma le esistenze di un'intera generazione.