Due. La passione del legame in Kafka
“Ho scritto un libro su Kafka perché volevo comprendere un uomo, e le sue parole. ‘Io raggiungo le cose con difficoltà’, dice Kafka. Un uomo forse non è che le difficoltà che incontra nella vita. Uno scrittore è un uomo particolare in questo: incontra scrivendo la sua difficoltà. Fa così della scrittura la sua passione.” Il legame è la passione di Kafka, nel senso semplice e tremendo che del legame egli patisce, sia nella vita che nell’opera, l’impossibilità. È alla lingua che affida la possibilità di riconoscere altro legame, perché lo trami. Si tratta, però, di una lingua notturna, in cui tutto è mantenuto in uno stato di sospesa contraddizione, come in un sogno, in cui la materia linguistica è esposta a un’incostante reminiscenza e sempre pronta a cadere nell’oblio. La narrazione di Kafka, quindi, procede per parabole, frasi, figure, nomi, che emergono fluttuanti, e che sono tenute insieme da una sorta di alleanza mirabile. Il principio di verità, anche della lingua, è individuato invece nell’angoscia, che è ciò che non inganna, è il suo cibo, ciò che più lo stringe al registro della verità. Ma l’angoscia potrebbe mancare: il mondo di Felice, o Milena, per esempio, ne è privo.
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