Ragazzi che amano ragazzi
Ormai quasi trent'anni fa questo libro raccontava per la prima volta le storie normali di adolescenti gay normali. A casa, a scuola, al bar, in parrocchia, in vacanza. Tirandoli fuori da un fasullo, grottesco, irreale "torbido mondo degli omosessuali". Ma sottraendoli anche al più terribile dei coni d'ombra: quello dell'invisibilità, della cancellazione di ogni identità (agli altri, ma anche a se stessi) e dunque dell'impossibilità di vivere, niente di meno. Questo libro tenero e commovente - tessuto solo con le voci dirette ma intime dei ragazzi che in prima persona raccontano la loro vita quotidiana, spesso fatta di paura, di incertezza, di esclusione - finisce via via, col passare del tempo, per risuonare come un grido. Quasi diecimila lettere scritte all'autore dicono che "Ragazzi che amano ragazzi" ha cambiato la vita di migliaia di persone, non solo omosessuali. Ma come è possibile che ragazzi più giovani di queste pagine affermino che storie di un'Italia di trent'anni fa sono ancora le loro? Significa che il poco o tanto che è cambiato non basta. Con l'implacabilità di uno specchio, "Ragazzi che amano ragazzi" ci rimanda l'immagine di un Paese che vive una nuova stagione di ignoranza e violenza contro le persone omosessuali. L'attualità di questo libro è un manifesto della vergogna italiana. Con una nuova introduzione dell'autore.