La porta del sole
1995, campo profughi di Shatìla, Libano. All'ospedale Galilea viene portato, in coma, un anziano combattente per la liberazione della Palestina che in gioventù aveva fatto da padre putativo al medico-infermiere che ora lo assiste, il dottor Khalìl. Rifiutandosi di lasciarlo morire, Khalìl decide di curarlo con la terapia della parola e si lancia in un lungo racconto che, coprendo un arco temporale di oltre cinquant'anni, ripercorre la vita dei due uomini ora chiusi nella stanza d'ospedale. Alle tappe del leggendario amore che ha unito Yùnis il fedayin alla moglie rimasta in Galilea e diventata cittadina israeliana "La porta del sole" affianca le vicende di tutta un'umanità che ha subito la Storia senza lasciare traccia di sé. "Bisogna riconoscere ad ognuno il diritto di raccontare la propria storia," scriveva il grande poeta Mahmùd Darwìsh e a quest'imperativo, con mano ferma, "La porta del sole" risponde. Denunciando ogni forma di vittimismo, abbandonando ogni retorica volta a mitizzare eroismo e martirio e ammettendo le debolezze della sua gente senza per questo screditarla, Elias Khoury riesce nella difficile impresa di raccontare i palestinesi in quanto individui e non soltanto la loro causa. Dal romanzo nel 2004 il regista egiziano Yousri Nasrallah ha tratto il film che porta lo stesso titolo.
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