I canti di Maldoror
Grande e conturbante poema dell'inconscio, allegoria della nascita,forsennato repertorio di sanguinose atrocità, di sadiche efferatezze e di violente e crudeli infrazioni alla "Norma" e ai codici della sinistra società borghese in cui il suo autore si era trovato a vivere, / Canti di Maldoror sono anche l'esplorazione estrema delle possibilità di una cultura, la radicalizzazione massima delle sue possibilità e delle sue contraddizioni; sono il libro che, più di qualunque altro, può "funzionare" nel senso della progettazione di un'altra cultura e di un'altra civiltà. La dialettica dell'efferatezza, del "Male", della violenza (oltre che, forse, le disavventure editoriali del suo libro) doveva indurre Isidore Ducasse a proporre e a esplorare i termini alternativi della sua impresa. Una vita, un'opera, una vicenda editoriale misteriose che hanno scatenato un lavorio critico, orientato nel senso della filologia o dell'interpretazione psicologica, o della denigrazione e dell'apologia. Considerato di volta in volta un genio malato, uno schizofrenico, un poeta degli strati sotterranei della civiltà, Lautréamont fu riscoperto in particolare dai surrealisti. La sua opera principale è un poema scritto in una prosa di potenza lirica, composto di sei canti che esprimono in un flusso narrativo di modalità allucinate e oniriche la blasfema visione del mondo e la parodistica rivolta contro l'umanità e contro Dio del suo unico personaggio, Maldoror.