Segni del tempo. Storia della Terra e storia delle nazioni da Hooke a Vico (I)
Per molti secoli la storia dell'uomo fu concepita come coestensiva alla storia della Terra. La storia della natura e la storia dell'uomo dovevano essere spiegate e comprese entro i seimila anni della cronologia biblica. Sulla cronologia si scrissero intere biblioteche e ad essa si dedicarono non solo i grandi eruditi del secondo Seicento, ma anche uomini come Newton, Vico, Buffon. Altrettanto ampia fu la discussione sui fossili. Su questo terreno si scontravano cartesiani, newtoniani, leibniziani. La 'scoperta del tempo' si realizzò fra metà del Seicento e metà del Settecento, su due terreni diversi: quello della geologia o storia naturale della Terra e quello relativo ai tempi più remoti della storia umana, ai miti e alle favole. La cosmologia e la geologia moderne, l'evoluzionismo, la moderna antropologia e la storia comparata delle civiltà, la stessa nozione di preistoria hanno i loro presupposti e affondano le loro radici in questa grande rivoluzione intellettuale. Facendo riferimento a questo libro, Stephen Jay Gould ha scritto: "Gli uomini dell'età di Hooke avevano un passato di seimila anni, quelli dell'età di Kant erano consapevoli di un passato di milioni di anni. Poiché durante quei decenni cruciali la geologia non esistette come una disciplina separata e riconosciuta, non possiamo attribuire questo evento cardine della storia intellettuale ad un esame delle rocce per opera di una confraternita di scienziati della Terra. Paolo Rossi ha dimostrato in modo convincente che la scoperta del tempo profondo combinò le percezioni di quelli che noi oggi chiamiamo teologi, archeologi, storici e linguisti, oltre che dei geologi".
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