Germania segreta. Miti nella cultura tedesca del '900
"Germania segreta" è un'espressione che Furio Jesi riprende dal poeta tedesco Stefan George e che indica un programma poetico e politico: trasferire nella società quotidiana i valori assoluti dell'arte, secolarizzando il mito e mitizzando la storia. Nella cornice di una Germania atemporale, luogo della sintesi tra eros e comunità, si staglia inquietante la doppia figura del 'fanciullo divino' e del 'vate'. Di questo manifesto politico-artistico-estetico che circola nel mondo tedesco tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento e che negli anni trenta sarà assunto dal nazismo come annuncio anticipato del proprio trionfo, Jesi traccia un lucido profilo centrando l'attenzione soprattutto sulla produzione di Thomas Mann (da "I Buddenbrook" a "Doktor Faustus") e di Rilke (in particolare le "Elegie Duinesi"), ma prendendo anche in considerazione Heinrich Mann, Kraus, Broch e Hesse. "Germania segreta" è l'analisi di un motivo letterario diventato mito politico, metafora, simbolo, segno culturale trasmesso e fatto proprio in una stagione di crisi della cultura collettiva; letto cioé come 'presagio', e accolto come 'risorsa' su cui si concentrano le attese, le promesse e le disperazioni di un gruppo umano provato dalla storia e frustrato nelle proprie speranze.
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