Il killer
Màiquel racconta, in un lucido e ritmato fruire di parole, come tutto sia iniziato nel più banale dei modi: una scommessa persa e uno scambi di insulti in un bar sfociano nel primo irrazionale assassinio. Sullo sfondo di un Brasile metropolitano, distante dai luoghi comuni, il giovane protagonista balordo di periferia dalle scarpe sfondate, per sottrarsi alla sua vergognosa e colpevole povertà si trasforma nel braccio armato dei più ricchi abitanti della zona, assediati dalla paura di furti, rapine e stupri. Freddano piccoli malavitosi e ladruncoli adolescenti, Màiquel si conquista, lo disturba, la gente plaude alle sue imprese. Ma quando il killer, così dannato che odiarlo diventa impossibile, uccide per 'sbaglio' il figlio di un noto professionista, i suoi stessi mandanti lo ripudiano, confinandolo nuovamente in quell'universo di marginalità da cui aveva cercato di riscattarsi. In un quadro di cruda e allucinata violenza - che si rispecchia nel linguaggio feroce e sincopato dei protagonisti - un romanzo di formazione dei nostri tempi.
Momentaneamente non ordinabile