Caffè Bailey
E' l'ultimo posto al mondo, a un passo dal nulla: il magico Caffé Bailey esiste in ogni città, perché la sua ubicazione non va cercata nelle strade di Brooklyn bensì nella geografia dell'anima. Chiunque abbia visto ormai troppo del mondo può entrarvi. E poi può decidere di uscire dalla porta posteriore per cadere nel mezzo del nulla oppure di restare. Ma a fare cosa?Non è certo un bar dove si va a bere un caffé, di solito schifoso, né per fare uno spuntino, il cibo è pessimo, e non lo si frequenta neanche perché attirati dalla simpatia dei proprietari: non sono tipi cordiali. Bailey si limita ad ascoltare e ciò che gli viene raccontato è normalmente il peggio che la vita può offrire. Sono quasi tutte donne coloro che decidono di rimanere, e nere: Sadie, che nella degradazione dell'alcol non rinuncia alla propria dignità; Eve, che ha attraversato l'America a piedi nudi e ora gestisce una casa di tolleranza, nella quale le sue ragazze possono venire pagate unicamente con mazzi di fiori; Peaches, che solo sfregiandosi il viso incantevole ha potuto liberarsi dalla maledizione della sua bellezza. E tante altre. Solo un uomo ha diritto di cittadinanza in questa sorta di Spoon River fatta di vivi, anche se quasi morti: Miss Maple, un bel ragazzo dotato di una straordinaria intelligenza, neanche omosessuale, che dopo 99 rifiuti di assunzione ha deciso che nell'America del 1948 per un negro è impossibile trovare un lavoro coerente con la sua preparazione di laureato a Stanford, e quindi, perché no, tanto vale vestirsi da donna! Per i personaggi che lo animano, il Caffé Bailey è l'ultimo momento magico, la mano che la vita si è sempre rifiutata di tendere loro. Per il lettore è il luogo incantato della narrazione, l'occasione per ascoltare tante storie che, come tutte le storie di grande forza, sanno mescolare alle tinte forti di un vasto affresco sociale, gli affascinanti chiaroscuri di universi individuali.
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