“Solo bagaglio a mano” è un bel libro. E, se si volessero seguire alcuni dei consigli che l’autore ci regala nel testo, potrebbero anche bastare queste parole. Ma, come spesso accade, più un libro sembra cesellato nella difficile materia della sottrazione, più pare suscitare parole e riflessioni. E così, dopo aver terminato la lettura di questo libro di Romagnoli, si resta un po’ “fermi”, un po’ storditi e poi ci si accorge che i pensieri stanno bussando alla porta. L’espediente letterario, il pretesto diciamo da cui prende il via questo racconto/riflessione/diario di bordo, è una specie di rito che in Corea del Sud sta prendendo molto piede: farsi chiudere in una bara, prepararsi alla propria morte (inscenandola) e, al chiuso di quel pezzo di legno, lasciarsi andare, forse davvero per la prima volta, pensando a quella che è stata la propria vita. Detto così non rende, forse, la potenza di questo libro...
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