Dono. Lettera alla sconosciuta che ha salvato mio figlio

Dono. Lettera alla sconosciuta che ha salvato mio figlio

Ale ha quattro anni. E ha la leucemia. Tutta la famiglia, madre, padre e fratellino, piomba all'improvviso nella tragedia. Chemioterapia, ospedali, viaggi, traslochi. E, alla fine, la buona notizia: la malattia è in remissione. Ale può iniziare la scuola elementare. Si può ricominciare a respirare, anche se è così difficile ricominciare a vivere dopo due anni di inferno. Ale ha dieci anni. E la leucemia è tornata. Questa volta non se ne vuole andare, e l'unica speranza è un trapianto di midollo osseo. E allora che nella vita di Emanuela Imprescia, la madre di Ale, entra quel numero scandaloso: 1 su 100.000. E la probabilità di trovare un donatore compatibile. Un numero che suona come una condanna per molti malati. Ma nel caso di Ale si trasforma in una possibilità: da qualche parte in Germania, una giovane donna geneticamente compatibile con Ale ha scelto di iscriversi nel registro dei donatori ed è disposta a donarsi per aiutarlo a rinascere. Emanuela Imprescia lavora da anni nell'Admo, l'Associazione donatori di midollo osseo, per sensibilizzare tutti gli italiani sull'importanza di donare la possibilità di una vita a tutti coloro che hanno una sola possibilità, una sola su centomila. E ha scritto questo libro per portare la sua storia, e la lettera di ringraziamento alla donna che con il suo Dono ha salvato la vita di Ale, al maggior numero di persone, perché una donazione costa poco a chi la fa, ma può significare tutto per chi la riceve. Con uno scritto di Erri De Luca.
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