Swinging city. Londra, centro del mondo
Nel gennaio del 1966 il regista Michelangelo Antonioni arrivava a Londra per preparare il suo nuovo film Blow up, scritto con Tonino Guerra e prodotto da Carlo Ponti, per la major americana Mgm. Il protagonista del film, le cui riprese sarebbero iniziate a fine aprile, è un giovane fotografo di moda, uno di quei maghi dell'immagine che Antonioni, con rara preveggenza, definì allora "i nuovi persuasori", capaci di forgiare il gusto internazionale e che trovarono l'humus ideale nella Londra negli anni sessanta. Una città in fibrillazione, centro di innovazioni a tutto campo, nella musica, nella moda, nel costume. Il libro racconta il film inserito nel paesaggio sociale londinese nel 1966: i fotografi e i loro stili di vita, che hanno ispirato il personaggio chiave, ma anche la rivoluzione giovanile che si esprimeva nella musica rock, nella Pop Art, nello stile che sbaragliava i vecchi codici della moda e della sessualità. La sensazione a cui il libro dà corpo è quella di una "rivoluzione" che avviene grazie al gioco, alle idee, alla creatività, alla spudoratezza di un manipolo di persone che tuttavia non sono elite (o non lo sono ancora) e che al contrario si sono formate alle scuole professionali. Questa sensazione va di pari passo con la genialità di un regista che riesce a intercettare questa "rivoluzione" mentre avviene e tramarne un film che, paradossalmente, non è swinger. Da quella Londra, e da quel film, è discesa una "follia" che ha contaminato il mondo.
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