Lo chef è un dio

Lo chef è un dio

"Qui si lavora dalle 8 alle 15 e dalle 17 all'1 di notte per uno stipendio medio di 1400 euro, se va bene. Non esistono straordinari né giorni di malattia perché i cuochi non s'ammalano mai. Sanno che, se cedessero, metterebbero in difficoltà la loro brigade e, visto che ciò che regola la vita tra i fornelli è il senso dell'onore, la disciplina e la venerazione del capo, tutti scoppiano di salute." La protagonista di Vado a cucinare è un disastro tra i fornelli. Poi, un giorno, un'amica che come lei non sa cucinare le propone di iscriversi a un corso di cucina. All'inizio le scappa da ridere, perché lei "odia cucinare", ma alla fine si convince e passa un mese nelle segrete di un ristorante "stellato". Se non ce la fa un pluripremiato chef con due stelle Michelin a trasmetterle la passione della cucina, allora c'è poco da fare. Dismessi gli abiti da giornalista e scesa dal tacco dodici, la protagonista infila un lungo grembiule e si prepara ad affrontare pentole e padelle. Ma prima di scendere nell'antro abitato dallo Chef che la inizierà ai segreti culinari, si imbatte in un vecchissimo libro di ricette, scritto da Peg Bracken, femminista ante litteram, sostenitrice della liberazione delle donne dai fornelli e inventrice di centinaia di ricette rapide tra cui lo "Stayabed stew" - lo stufato che si cuoce felicemente da solo in cinque ore. Peg, o meglio, il fantasma di Peg diventa il Virgilio che la accompagna nel suo viaggio in un mondo dominato dai maschi.
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