Jean Baudrillard. La seduzione del simbolico
In una società che certa di cancellare tutto quello che considera negativo, come l'imperfezione e la morte, Baudrillard rivendica una legge che riesca a far convivere tutto quello che appartiene al mondo degli esseri umani: il bene e il male, la vita e la morte. Le idee di Jean Baudrillard hanno avuto molto successo accademico e mediatico. I fratelli Wachowski alla fine degli anni novanta si sono addirittura ispirati alle sue opere per concepire Matrix, in cui il protagonista Neo nascondeva un software piratato all'interno di una copia dell'edizione statunitense del libro di Baudrillard «Simulacres et simulation». Probabilmente, il sociologo francese deve gran parte del suo successo al fatto di essere stato etichettato, soprattutto nei paesi anglosassoni, come un tipico rappresentante del pensiero postmoderno. Questa classificazione però è fuorviante, perché Baudrillard ha raramente utilizzato il concetto di postmoderno, mentre aveva ben chiaro che, anziché sostenere che è in corso un processo di superamento della modernità, fosse necessario preoccuparsi della nostra impossibilità di uscirne. Le società moderne infatti, secondo la tradizionale visione della sociologia, si sono affermate grazie allo sviluppo di un efficiente modello basato sull'azione esercitata da diversi sottosistemi (la politica, l'economia, l'estetica, la scienza ecc.), ciascuno dei quali aveva l'incarico di svolgere una specifica funzione, ma anche di contribuire nello stesso tempo al funzionamento dell'intero sistema sociale. Questo modello però negli ultimi decenni è imploso: ogni sottosistema ha visto indebolirsi i suoi confini e la sua capacità di differenziarsi rispetto agli altri. È una "modernità bloccata", che procede per forza d'inerzia ed è condannata a una crescita senza fine. Una modernità, soprattutto, autoreferenziale e dalla quale gli individui non sono in grado di uscire.
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