Rancore. Alle radici del malessere del nord (Il)

Rancore. Alle radici del malessere del nord (Il)

Sono ormai vent'anni che il Nord manifesta in vari modi il proprio disagio. In passato lo ha fatto affidando con forza la delega politica a un partito che esprimeva gli interessi del territorio regionale, la Lega Nord, e in seguito Forza Italia. Oggi invece il suo rancore è rivolto verso tutto il complesso del mondo politico. In sintesi, la politica viene accusata di essere troppo lenta nel risolvere i problemi posti dallo sviluppo produttivo, ma anche di avere un atteggiamento vessatorio sulla questione fiscale e soprattutto nei confronti del cosiddetto "mondo delle partite Iva". Ma la questione settentrionale è nel frattempo mutata di segno: il Nord difatti si trova di fronte alla necessità di competere a livello mondiale. Per poterlo fare ha bisogno che la politica si riterritorializzi. Non ha più bisogno di una politica "di sorvolo", ma di una strategia di accompagnamento concreto in Europa e nel mondo. L'analisi si focalizza sugli assi principali dello sviluppo: la Lombardia, il Piemonte, il modello emiliano, quello "adriatico", ma anche il Nord Est e soprattutto il cosiddetto "asse pedemontano". In questa macroregione si assiste difatti alla diffusa incorporazione di elementi terziari avanzati nelle produzioni manifatturiere. È questo il terreno di incontro tra capitalismo di territorio e capitalismo delle reti, che tende ad assegnare centralità alle funzioni metropolitane.
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