Piccolo Cesare

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Berlusconi è sicuramente un fenomeno italiano, ma è anche il segnale di una degenerazione democratica che attraversa, in vari modi, tutto il mondo occidentale: dall'America di Bush e dello scandalo Enron, alla Francia del caso Le Pen, all'Inghilterra pseudolaburista di Blair, all'Austria di Haider fino alla libertaria Olanda della meteora Fortuyn. Berlusconi è il sintomo di una malattia mondiale che si può individuare, in buona parte, nel dominio assoluto del denaro sulla politica e in un liberismo sfrenato. Governare esclusivamente per i propri interessi e non per l'interesse generale, l'uso sistematico della menzogna, la demonizzazione degli avversari, lo screditamento di tutte le istituzioni e dei poteri autonomi, la furia di produrre a ogni costo nuove leggi che eliminano le tracce del sistema precedente: sono tutti segni che rappresentano la declinazione italiana di una generale anomalia, in una fase cruciale delle democrazie occidentali. Ma, oltre a questo, riemergono i tratti più specifici di una continuità italiana dura a morire: la ripresa della corruzione e della mafia, l'abbandono del Sud, lo scempio del territorio, le tante piccole forme di cesarismo che forse segnano l'alba di un nuovo regime.
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