La repubblica del dolore. Le memorie di un'Italia divisa
Nel primo decennio del XXI secolo si è assistito al proliferare di "giornate della memoria". Ma chi stabilisce quale giorno scegliere e quale memoria tenere viva? E lo stato che si serve di celebrazioni come queste per definire la memoria ufficiale, quella che va trasmessa alle generazioni future perché corrisponde al passato condiviso su cui si fondano la legittimita del sistema politico e la "religione civile" del paese. La sovranità dello stato nazionale oggi e pero messa in discussione e anche il monopolio dello stato quanto a definizione della memoria ufficiale è entrato in crisi. Lo stato, perdendo potere reale, si afferra al potere simbolico che si esercita tramite la scuola e le leggi istitutive di riti della memoria. Questa forma di interventismo statale è un fenomeno internazionale, ma in Italia ha assunto caratteristiche specifiche nel passaggio dalla "prima" alla "seconda" repubblica. La crisi dei partiti e del sistema politico italiano nel 1992-94 ha infatti acuito la tensione tra politica, memoria e storia. La repubblica italiana nata dal patto antifascista dell'arco costituzionale ha conosciuto dagli anni ottanta una progressiva lacerazione della memoria collettiva e i nuovi soggetti politici degli anni novanta hanno coltivato le loro memorie di parte. Si è avviato un processo di privatizzazione dello spazio pubblico della memoria, in cui comunità locali, minoranze etniche o religiose, famiglie hanno finito per riconoscersi nell'identità di vittime...
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