Nei luoghi perduti della follia

Nei luoghi perduti della follia

I luoghi della follia sono stati quelli degli ospedali psichiatrici; e dalle esperienze rivissute, fra il 1963 e il 1978, in uno dei due ospedali psichiatrici di Novara, quello femminile, sono sgorgati i lavori che fanno parte di questo libro e che sono stati fatti riemergere dalle pagine scolorite di riviste di psichiatria di quegli anni. Sono lavori che si confrontano con il metodo di ricerca di una psichiatria fenomenologica e antropologica, e che hanno a che fare con le aree roventi e umane della follia: nella quale, ieri come oggi, si rispecchiano i grandi e inesauribili temi della vita: quelli della morte e della morte volontaria, della fatica di vivere e della solitudine, della colpa e della nostalgia, del tempo e dello spazio, della disperazione e della speranza. Sono lavori incentrati, non sulle malattie in psichiatria, ma sulla psicopatologia: questo indicibile discorso sul dolore dell'anima: sulla vertigine e sul mistero del dolore nella follia. Sono lavori che, guardando ai contenuti umani della follia, non sono stati (forse) divorati nei loro orizzonti di senso dallo scorrere velocissimo del tempo. La sfida del libro è che questi lavori abbiano a continuare a vivere come testimonianza di un tempo proustianamente non perduto ma, almeno in parte, ritrovato nelle sue sorgenti fenomenologiche. (Eugenio Borgna)
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