Ingegneri di anime
Immaginate di essere un giovane ingegnere, con grandi aspirazioni e una viva curiosità per le vicende del mondo. Un giorno vi imbattete in una perentoria affermazione di sapore spengleriaino: "Più sono colossali i progetti idraulici intrapresi da un potere statale, più sono dispotici i suoi governanti". È passato qualche anno e il giovane ingegnere è a Mosca e qui, per caso o per destino, scopre la sparizione di intere vie fluviali e persino di un mare interno dalle carte geografiche dell'ex Unione sovietica. Comincia così un viaggio doppio, in cui si intrecciano due mondi: quello delle grandi opere idrauliche e quello della letteratura che doveva celebrarne la grandiosità, nel periodo più repressivo della storia sovietica. Dal Mar Bianco al Mar Caspio, Frank Westerman racconta il delirio di Stalin di cambiare la geografia e il clima del suo paese con progetti faraonici dai costi umani e ambientali elevatissimi. Progetti mai portati a compimento perché impossibili, come la canalizzazione dei fiumi siberiani verso i deserti meridionali per consentire la coltivazione del cotone o il prosciugamento del golfo di Kara-Bogaz per estrarre solfato di sodio. Durante una cena riservatissima, nell'ottobre 1932, Stalin aveva parlato a un gruppo di scrittori riuniti in casa di Maksim Gork'ij: "I nostri carri armati non valgono niente, se le anime che devono guidarli sono di argilla... l'uomo è trasformato dalla vita e voi dovete aiutarlo nella trasformazione della sua anima... siate ingegneri di anime!". Un'intera generazione di scrittori pagò il suo tributo a dighe e canali. "Ingegneri di anime" è un libro fuori da ogni schema, che sa raccontare in modo semplice e brillante la follia dell'uomo nel nome di una tecnologia e di una scienza destinate ad aprire le porte del futuro.Traslitterazione dal russo a cura di Elena Mantelli.