Sobria inquietudine. Karl Löwith e la filosofia (Una)
Un persistente disagio e un'ostinata fedeltà nei riguardi della filosofia hanno accompagnato la vita di Karl Lowith. Utilizzando diari, pagine inedite e i carteggi con grandi protagonisti della cultura europea (Heidegger, Jaspers, Strauss, Arendt, Bultmann, Voegelin, Gadamer, Horkheimer, Marcuse, Habermas e altri ancora), il libro ricostruisce la biografia intellettuale e la critica della modernità che questo filosofo, scettico ed elegante, elaborò in filigrana nei suoi scritti. Dagli anni vicino a Husserl, Weber, il circolo di George e, soprattutto, Heidegger - di cui Lowith fu il primo allievo e uno dei critici più accaniti - all'esilio imposto dal nazismo in Italia, Giappone e Stati Uniti, fino al ritorno in Germania e alla notorietà. Intrecciando una diffidenza nei confronti dei miti moderni con la volontà di sbarrare ogni via di fuga da un mondo disincantato, Lowith s'interroga sul senso della filosofia e sulle sue responsabilità verso il male che ha lacerato il Novecento. La sua proposta suona inattuale quanto provocatoria per un pensiero incentrato sull'uomo e ossessionato dalla critica del proprio tempo: immunizzare la teoria da ogni ricaduta politica, ponendola a distanza di sicurezza dall'attualità; orientare la filosofia verso quel che storia non è - l'ordine eterno della natura - non al fine di rassegnarsi, ma per cogliere nelle giuste proporzioni il nostro rapporto con il mondo.
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