Sentirsi a casa nel mondo. La cultura come bene globale
Oggi lo scambio di beni, di capitali, di uomini, di saperi, di immagini, di mode e di credenze è molto più facile e veloce che in ogni altra epoca della storia e coinvolge più persone. Ciò comporta una diversa percezione dello spazio e del tempo e un modo differente di pensare al rapporto fisico con il mondo. Nella maggior parte dei discorsi sulla globalizzazione è infatti sempre presente il concetto di 'interconnettività' e sono continuamente richiamate le metafore della prossimità, del pianeta che si 'contrae', del 'villaggio' o del ' vicinato' globale. Ma non è solo il mondo a entrare nelle case: le nostre scelte specifiche possono avere effetti inattesi orientando comportamenti di massa nel contesto globale come è avvenuto, ad esempio, nel caso della contestazione alla catena dei McDonald's, promossa da un piccolo movimento di agricoltori della provincia francese.Tomlinson affronta questo tema affascinante indossando la lente dell'antropologo. Riesce così a spiegare il complesso significato della globalizzazione, intesa come fenomeno 'culturale': come un insieme di esperienze che modifica la percezione dei luoghi e del contesto in cui sono radicate le nostre vite. La globalizzazione apre un'inedita prospettiva cosmopolita e ci permette di sentirci a casa ovunque, anche se continuamo a identificarci nelle nostre radici nazionali. Questo approccio lascia cadere le tradizionali opposizioni teoriche tra localismo e universalismo. Così, la tensione tra le dimensione globale delle nostre relazioni con il mondo e l'attaccamento allo spazio di appartenenza dispone a una percezione più allargata dei legami reciproci, a una più ricca condivisione dei sapori e al riconoscimento del nostro destino comune.
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