Repubblicanesimo. Una teoria della libertà e del governo (Il)
Questo libro offre un quadro sistematico di una delle prospettive politiche più originali emerse dal dibattito politico di questi ultimi anni. Il repubblicanesimo, nella versione data da Pettit, ambisce infatti a costituire una "terza via" tra liberalismo e comunitarismo, le due teorie concorrenti che hanno dominato il panorama della filosofia politica degli anni ottanta. Muovendo da una concezione della libertà come assenza di dominio, Pettit offre una lettura delle società democratiche in cui risulta centrale l'idea del vivere insieme agli altri da pari, come individui pienamente garantiti nella propria indipendenza: essere liberi significa non essere soggetti all'arbitrio altrui, in una condizione di relativa sicurezza e stabilità, unita a un'analisi storica della sua nascita e decadenza. L'idea di libertà come non dominio ha affascinanti implicazioni istituzionali e il libro cerca di delineare gli insegnamenti più rilevanti che se ne possono trarre. Alcune di queste implicazioni presentano tratti caratteristicamente repubblicani, come il richiamo all'uguaglianza, alla comunità e alle virtù civiche; altre risultano più sorprendenti, come le tesi che riguardano quali politiche una repubblica dovrebbe perseguire e il tipo di democrazia che dovrebbe realizzare. La libertà come non dominio, scrive Pettit, promuove una concezione della democrazia in cui la contestabilità viene ad assumere il ruolo tradizionalmente assegnato al consenso: il governo deve fare ciò che la gente chiede ma, anche a costo dell'arbitrarietà, i cittadini devono sempre poter contestare ciò che il governo fa.
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