Meditazioni pascaliane
Nelle "Meditazioni pascaliane", Bourdieu avvia un lavoro di riflessione che aspira a presentarsi come una vera "critica della ragion scolastica", a discutere cioè i fondamenti su cui la filosofia stessa si regge, spesso senza riconoscerlo. La condizione scolastica, nel senso più lato del termine, è caratterizzata da un'inaccettabile distanza dal mondo e dalla sfera pratica, che porta la filosofia e il pensiero a perdere contatto con i grandi temi dell'esistenza umana: la violenza, il potere, il tempo, la storia e il senso stesso della vita - tutti temi cui solo alcuni grandi filosofi eretici, e in particolare Wittgenstein, hanno dedicato le loro ricerche. Bourdieu, pur evitando le insidie di un oggettivismo cieco, prende di mira la nozione di 'soggetto' libero e trasparente a se stesso che l'egemonia dell'esistenzialismo e della fenomenologia ha posto al centro della riflessione della scienza e dell'arte. A questo punto diventa trasparente l'ispirazione pascaliana, se si considerano le espressioni di disprezzo che Pascal ha avuto per l'Io, definito dai suoi contemporanei onnipotente e sovrano, nonché l'irrisione apertamente professata per una filosofia incapace di prendersi gioco di se stessa e di riconoscere le "sane opinioni del popolo".
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