Società senza lavoro. Per una nuova filosofia dell'occupazione
Le società contemporanee si dicono fondate sul lavoro e presentano questo dato come naturale e incontrovertibile, sino a fare del diritto al lavoro il diritto per il cittadino di realizzare se stesso. Su questo mito dei tempi moderni si sono costruite ideologie e teorie, poi crollate di fronte alla crisi dell'occupazione delle società industriali avanzate. Si è cercata una soluzione nell'economia e nella creazione di posti di lavoro; ma il problema non è mai stato soltanto economico, tecnico o politico, né il lavoro è necessariamente il fondamento delle società. Occorre una nuova riflessione critica, che tenga conto delle rappresentazioni che del lavoro si sono date nella storia, per chiarire una questione che mette in gioco la libertà degli individui e la sopravvivenza della moderna civiltà industriale. Rifiutando l'alternativa tra liberazione 'dal' e 'del' lavoro, l'autrice auspica l'affermarsi di una differente concezione, capace di programmare un accesso equo al lavoro, inteso come bene, e una redistribuzione delle attività umane tra sfere diverse, collettive e individuali, in un inedito e più disincantato uso del tempo.
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